Cinghiali, tra le principali problematiche del settore agricolo

Rispettabile Dottor ONELLI, mi rivolgo a Lei, in qualità di Capo Gabinetto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Sono un cittadino di Milano dal 1980, proveniente da un piccolo paese della Regione Basilicata, TURSI (MT), ex docente di Storia e Letteratura Italiana, che ha insegnato nelle scuole superiori di 2° grado tra Matera e Milano per 36 anni, attualmente Volontario F.A.I. sede di Milano. Sensibile alle problematiche e le difficoltà della mia terra d’origine , sono qui a segnalare un grande problema del mio paese d’origine TURSI MT) e di tutta la Basilicata ed altre regioni Meridionali sino alla Regione Lazio, compresa la stessa Roma.

Il problema della invasione fortemente distruttiva dei ” Cinghiali”  che genera danni immensi all’agricoltura  ed al traffico automobilistico stradale, dei Comuni, delle Province e delle Regioni e delle stesse Autostrade Italiane. Reputo che Lei sarà già a conoscenza del problema, perché  segnalato da varie Regioni, Province e Comuni del Sud Italia. Certo, in un periodo di COVID 19, questo problema é secondario, ma se si vuole immaginare un futuro migliore per l’agricoltura del Meridione , si deve prendere in considerazione  una strategia nazionale con la collaborazione  delle Regioni interessate.

Il mio paese d’origine TURSI (MT), ma credo molte Regioni del Mezzogiorno sono stati fortemente danneggiati da vari fattori:

1)  Grande siccità in tutto il Sud, con processo di “Desertificazione” ‘in itinere’. Sarebbe auspicabile una pianificazione territoriale, per creare piccoli e grandi bacini per la raccolta delle acque piovane, avendo poi delle riserve d’acqua  in periodi di siccità.

2) Presenza di gruppi malavitosi organizzati per rubare attrezzature agricole meccaniche, specialmente nel Metapontino in provincia di Matera. Tali circostanze hanno provocato enormi disagi economici ed operativi, perché gli strumenti meccanici sono utilissimi per un’agricoltura più redditizia e con più risparmio di tempo. C’é la necessità di un più forte coordinamento tra le Forze dell’Ordine, per debellare e bloccare questo fenomeno malavitoso che porta disagio nelle famiglie contadine.

3)  Gli agricoltori sono pesantemente danneggiati economicamente dalla Filiera lunghissima  per la distribuzione dei prodotti agricoli. Per capire l’entità di questa “frode” autorizzata, basta riportare un esempio : gli agricoltori del mio paese TURSI (MT), produttori di arance , mandarini e simili, vengono pagati con euro 0,15/0,20 al kg. mentre nei supermercati di tutta Italia, la frutta in questione  viene venduta a euro 2/3,00 al kg. C’é qualcosa che non funziona nella catena distributiva , le aziende dei supermercati impongono” prezzi/capestro” per i contadini, mentre i supermercati incassano utili senza limiti, nel contempo, i contadini si impoveriscono, scoraggiandosi sempre più creando l’abbandono della terra, ( vedi fuga dei giovani), che é sempre stata la ricchezza del Mezzogiorno. L’abbandono della terra si traduce in mancanza del controllo del territorio e cessione alle organizzazioni mafiose che lucrano sui Rifiuti Urbani che gestiscono i territori abbandonati dagli agricoltori. Bisogna creare assolutamente una filiera corta, il prezzo dei prodotti agricoli lo deve stabilire il produttore e non il venditore.

4)   Per chiudere il cerchio dei danni sugli agricoltori si deve aggiungere questa presenza invasiva e dannosissima dei “Cinghiali”. Già nel 2015, nella Regione Basilicata venivano censiti ben 121.000 capi a fronte di una sopportabilità di soli 22.800 capi. Oggi si suppone, che la presenza dei cinghiali sia numericamente superiore  alla popolazione lucana: abitanti censiti 562.869 ( al 31/12/2019), lascio immaginare quali danni possono provocare con un numero di cinghiali più elevato degli abitanti della Basilicata.

5)   Mancanza assoluta di un sistema ferroviario efficiente e funzionale per dare al Sud una prospettiva di trasporti non inquinanti per persone e prodotti, come ci chiede l’Europa per aggiornare il nostro sistema ferroviario in senso ecocompatibile.

A fronte di tutto ciò é molto utile creare delle strategie a breve e lungo termine per limitare la presenza numerica dei cinghiali ed avere un controllo numerico più severo su questi animali non graditi. Una tipologia strategica  del controllo dei capi, potrebbe essere una “Sterilizzazione” di massa, in collaborazione con le  Facoltà di Veterinaria regionali ed interregionali e collateralmente, l’apertura della  caccia, con un sistema  di sotterramento o cremazione delle carcasse, degli animali uccisi ma non consumati come cibo. L’operazione della raccolta carcasse, con la segnalazione dei cacciatori, potrebbe essere effettuata a livello comunale, con operatori addetti alla cremazione con la creazione di cimiteri” ad hoc” per questa funzione.

Di sicuro, il problema non si risolve da solo, ma con un’attenta pianificazione, si potrebbe ottenere un controllo numerico dei capi in un quinquennio o in un decennio. Senza dimenticare che presto questo problema dei cinghiali non risolto, potrebbe danneggiare il Turismo del Meridione che insieme all’Agricoltura é ormai la maggior risorsa.

Spero che il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, prenda a cuore il problema e che sappia dare una soluzione ai martoriati  settori agricoli che lavorano tanto senza più raccogliere i frutti dei propri impegni e sacrifici.

Buon Lavoro

Prof. Nicola PERSIANI