Appello al Metapontino e alla Basilicata

scorie radiottive tursiLa Basilicata, terra di conquista di affaristi senza scrupoli e malavita organizzata, sta divenendo in questi anni un centro di smistamento e smaltimento di ogni sorta di rifiuto, da quello urbano a quello industriale, da quello pericoloso a quello radioattivo, per la gran parte provenienti da fuori la nostra regione. È a rischio la nostra salute, ma anche il nostro futuro.

Noi che viviamo di agricoltura, dal coltivatore diretto al bracciante, dal commerciante al contoterzista, subiremo i maggiori danni da questo continuo inquinamento del territorio. Basterà la fuoriuscita di percolato da una discarica per inquinare i nostri pozzi e terreni. Basterà un impianto di trattamento di rifiuti petroliferi mal gestito per inquinare l’intero territorio circostante. Basterà un inceneritore per inquinare ettari ed ettari di fertilissimi terreni e falde acquifere circostanti. Questo porterà i prodotti agricoli di quelle aree ad essere anch’essi inquinati. Queste aree verranno dichiarate no-food, cioè aree nelle quali non si potrà più coltivare o allevare.

Nel contempo, dobbiamo constatare che l’agricoltura resta un settore abbandonato a se stesso, senza piani strutturali di riorganizzazione, senza alcuna forma di programmazione a lungo periodo a livello regionale, senza tutela dal rischio idrogeologico e di alluvioni, senza le necessarie strutture ed infrastrutture per la commercializzazione e valorizzazione dei nostri prodotti.

A Senise, l’amministrazione comunale vuole costruire un impianto CSS che produrrà combustibile per gli inceneritori dai rifiuti solidi urbani, dagli inerti e dai rifiuti speciali. Questo potrebbe portare all’inquinamento della Diga di Monte Cotugno e delle sue acque, con le quali irrighiamo i nostri fertilissimi campi nell’intera piana del Metapontino. A Colobraro, l’amministrazione comunale vuole ampliare la discarica per altri 120 mila metri cubi, con una volumetria superiore a quella del Colosseo, con possibili rischi per tutta la vallata del Basso Sinni. Altre crisi ambientali sono a Matera, a Tito, a Melfi, ad Aliano, a Stigliano, a Ferrandina, a Pisticci, nella valle del Mercure, alla Trisaia, per citare solo alcune tra le più gravi.

Come cittadini dobbiamo pretendere che la nostra terra sia preservata da ulteriori scempi. Il 90% della nostra regione è ancora incontaminato e dobbiamo difenderlo a tutti i costi. Come agricoltori e lavoratori della terra dobbiamo pretendere la tutela dei nostri investimenti e del nostro futuro lavorativo. La nostra terra non può essere un deposito più o meno abusivo di inquinanti di origine sconosciuta.

A noi tocca rimetterci alla testa di un moto di protesta che parte da Senise ma che si fermerà solo quando la Basilicata tornerà ad essere una regione a vocazione agricola, artigianale e turistica, che tutela il proprio patrimonio di biodiversità, storico, culturale, paesaggistico e agroalimentare. Abbiamo vissuto sempre di agricoltura, turismo e artigianato e, se permetteremo la distruzione della nostra materia prima, ci prenderanno per fame. Se consentiremo ai signori della monnezza e del petrolio di distruggere la nostra terra, non ci resterà che fare i bagagli e partire, per non morire di fame e di tumori.

Ora è il momento di lottare. Riuniamoci l’11 settembre a Senise, alle ore 17, per partecipare al corteo organizzato dal Comitato “Per Senise: Rifiuto!”, al quale parteciperanno decine di altre rappresentanze civiche del territorio lucano, nonché numerose sigle sindacali rappresentative di altrettanti settori produttivi. Senise sarà l’occasione di un nuovo inizio, per un futuro migliore.

Antonio Di Matteo, Responsabile Ambiente di MuoviAmo Tursi